DOSSETTI e le cose da fare come cristiani

GIUSEPPE DOSSETTI – Cosa debbono fare i cristiani alla luce di eventi come quelli di Monte Sole?

Riportiamo stralci di quanto don Giuseppe Dossetti scrive nella introduzione alle Querce di Monte Sole di don Luciano Gherardi. Ora il testo si trova in Dossetti G. (a cura di)., «Finché ci sia tempo». Pace, guerra e responsabilità storiche a partire da Monte Sole), Zikkaron, Bologna 2022, corredato di articoli di commento.

Card. Zuppi in visita al cimitero di Casaglia dove è seppellito don Dossetti

  1. La prima cosa da fare, in modo risoluto, sistematico, profondo e vasto, è l’impegno per una lucida coscienza storica e perciò ricordare: rendere testimonianza in modo corretto degli eventi. Si sarà osservato che in queste pagine io mi sono dato cura il più possibile di non fare mai un nome delle persone colpevoli, morte o viventi che siano: appunto per la convinzione che a Monte Sole innocenti in assoluto siano stati solo gli uccisi, soprattutto i bambini. Ma questo radicatissimo convincimento è lo stesso che mi fa dire che non le persone singole, ma il sistema – ciò che impersonalmente ho chiamato III Reich – e le SS come il corpo scelto dei suoi sacrificatori specializzati, quelli sì bisogna ricordarli. Bisogna studiarli, enuclearli, scoprirne sempre meglio le origini, le occasioni, le implicazioni, i fatti, le procedure; per rendere sempre più evidenti e inconfutabili le responsabilità del sistema e per poterci sempre più convincere come e perché, e con quali complicità, anche nostre, esplicite o implicite, prossime o remote, coscienti o incoscienti, abbiano potuto verificarsi queste catastrofi umane. Tutto questo non può turbare la pace, personale o comunitaria, ma è l’unica via autentica per fondarla ed edificarla stabilmente. … Ad ogni male il suo rimedio, e quanto più il male è caratterizzato, tanto più il rimedio, o il vaccino preventivo, deve essere specifico.
  2. In secondo luogo, il ricordo deve essere continuato, divulgato e deve assumere sempre più ispirazione, scopi e forme comunitarie, cioè, per noi, ecclesiali. Occorre un ricordo non solo personale, ma comunitario; perché questo ricordo sia salvifico ed efficace “occorre che la Chiesa assuma questi fatti, anche scrutando e confessando le proprie colpe a monte e in atto e persino post-factum.
  3. In terzo luogo, occorre proporsi di conservare una coscienza non solo lucida, ma vigile, capace di opporsi a ogni inizio di sistema di male, finchè ci sia tempo. A questo proposito Dossetti ritiene che nel passaggio tra Pio XI e Pio XII sarebbe stato possibili e doveroso per la Chiesa Cattolica rendere la sua testimonianza sulla pericolosità del nazionalsocialismo, con un rischio alto, ma anche con probabilità di efficacia, riconfermando in modo solenne ed inequivocabile l’enciclica Mit brennender Sorge, cosa non più fattibile a dopo i primi mesi di guerra, per rischi di ritorsioni su cattolici.
  4. In quarto luogo, occorre compiere una revisione rigorosa di tutto il proprio patrimonio culturale e specialmente religioso, purificandolo da ogni infiltrazione emotiva e da ogni elemento spurio, che non attinga al nucleo essenziale della fede e che possa favorire anche solo in maniera indiretta ritorni materialistici o idealistici, capaci di alimentare miti classisti, nazionalisti, razzisti. Pio XI aveva affermato con una intuizione profondissima nel 38: noi cristiani siamo spiritualmente semiti.
  5. In quinto luogo, più positivamente, occorre nutrire di più la fede e la vita dei cristiani in modo genuino e completo di una conoscenza diretta e amorosa della Parola di Dio e della esperienza centrale del mistero pasquale come si realizza nell’Eucaristia. Occorre arrivare ad una sapienza della prassi, la quale non sta soltanto in un enuclearsi progressivo di una cultura omogenea alla fede, ma sta soprattutto nella acquisizione di abiti virtuosi, che occorrono tutti non solo per agire, ma anche e prima per pensare correttamente ed esaustivamente i giudizi e le azioni conseguenti, che possono essere esigiti dai problemi della vicenda personale, sociale, politica, internazionale che l’oggi presenta alla coscienza di ciascuno e della comunità cristiana. Primo corollario: riscoprire una paternità nella fede dell’Ebraismo nei confronti del cristianesimo, non solo del passato, ma dell’oggi. Avendo chiare nelle stesso tempo due precisazioni: resta una differenza irriducibile tra cristianesimo ed ebraismo, cioè quella stessa che riguarda Gesù; questo vale sul piano spirituale, non sul piano politico a favore dello stato di Israele. Secondo corollario: per una inculturazione della fede occorre individuare una serie di criteri metodologici chiari per non cadere in un sincretismo religioso.
  6. In sesto luogo, occorre rendere possibile, consolidare e potenziare il pensare e l’agire per la pace in nome di Cristo con un ultimo elemento, il silenzio. Il linguaggio preoccupato ed agitato e la ritorsione polemica non concorrono ad edificare gli abiti virtuosi della sapienza, ma piuttosto vellicano i vizi del mondo…. in definitiva contribuiscono non alla pace ma alla guerra. Non c’è una accumulazione di energia cristiana, ma una dispersione non incolpevole. Wiesel: Il silenzio, più della parola, rimane la sostanza e il segno di ciò che fu io loro universo e, come la parola, il silenzio si impone e chiede di essere trasmesso.

 

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