I PRETI MARTIRI

I preti martiri di Monte Sole

Nicola Apano

Solo nel 1998 si è aperta a Bologna la fase diocesana del processo di beatificazione dei tre parroci membri del presbiterio bolognese morti nelle cruente vicende di Marzabotto e di Monte Sole (don Giovanni Fornasini, don Ubaldo Marchioni, don Ferdinando Casagrande) dopo che, su impulso delle rispettive famiglie religiose, tre anni prima era stato aperto un procedimento analogo nei confronti di don Elia Comini, salesiano, e di p. Martino Capelli, dehoniano, uccisi a Pioppe di Salvaro.

Come mai tra gli accadimenti (settembre 1944) e l’inizio dei processi sono trascorsi quasi 70 anni? È vero che nel 1975 vi fu un’azione di recupero della memoria ecclesiale italiana con la pubblicazione da parte della Conferenza episcopale italiana di un messaggio in occasione del 30o della liberazione. Tuttavia anche se solo lungo tre decenni, il silenzio su Monte Sole dal 1944 al 1975 è tutto da decifrare. In esso si sovrappongono diversi elementi: psicologici, sociologici, politici ed ecclesiali. Il dramma psicologico si può identificare nel diverso livello di coinvolgimento nei fatti di una strage che – anche per motivi opposti – molti volevano dimenticare: non solo le vittime o i familiari ma anche gli eventuali collaboratori dei carnefici e la zona grigia degli eventuali spettatori.

Poi vi è il fenomeno dell’inurbamento degli anni Cinquanta e Sessanta che porta all’abbandono della montagna a vantaggio della città. Ed è infine spiegabile anche la perdita di certe memorie a confronto dei processi di omologazione nella grande memoria della Resistenza monopolizzata in sede locale dal Partito comunista divenuto il colore preponderante nelle amministrazioni locali di tutta la zona della strage e per altro memoria mai seriamente rivendicata dalla parte che se ne sentiva esclusa.

Nel 1976 diversi parroci della zona di Monte Sole firmarono una petizione rivolta all’arcivescovo Antonio Poma per un recupero diocesano di quella memoria. Vi fu quindi un primo lavoro di raccolta di documenti e testimonianze da parte degli uffici della cancelleria della curia diocesana di Bologna.

Tuttavia il fatto che segnò la vera svolta nell’atteggiamento ufficiale della diocesi nei confronti di Monte Sole fu il primo pellegrinaggio diocesano nel settembre 1983 guidato dall’arcivescovo mons. Enrico Manfredini sui luoghi della strage, evento che segnò il ritorno fisico e simbolico di una Chiesa locale che si riappropriava dei luoghi e delle memorie per tanto tempo abbandonate. L’anno successivo arrivò la prima risposta ufficiale da parte dell’allora amministratore diocesano pro tempore, mons. Vincenzo Zarri che costituì una commissione storico-teologica sul caso Monte Sole. Essa lavorò alacremente per un intero anno raccogliendo frutti di ricerche e di testimonianze dirette che negli ultimi anni si erano ottenute anche con la ricerca volta a ricostruire non solo la vicenda delle ultime drammatiche fasi di guerra ma anche la vita delle comunità cristiane raccolte attorno alle loro tradizioni e ai loro pastori. Le ricerche finalmente cominciarono a essere svolte anche indagando i riscontri archivistici dell’impianto interpretativo.

Nel settembre 1984, a pochi mesi dall’insediamento, il nuovo vescovo e poi cardinale Giacomo Biffi, affidò alla Piccola famiglia dell’Annunziata – la comunità di don Giuseppe Dossetti – «il mandato di restare in quei luoghi a nome e in rappresentanza della Chiesa di Bologna».

A conclusione dei lavori della Commissione nel giugno1985 venne prodotta una relazione che sintetizzò il lavoro svolto. Si rafforzò così la determinazione a raccogliere sistematicamente e ufficialmente a nome della Chiesa di Bologna, da parte dei testimoni ancora disponibili, le dichiarazioni a futura memoria per l’eventuale istruzione del processo canonico.

Così il 3 dicembre 1995 si aprì la fase diocesana per la beatificazione dei 2 religiosi, le cui risultanze furono poi inviate nel 2001 alla Congregazione per le cause dei santi; mentre per i tre diocesani il processo si aprì il 18 ottobre 1998 e si concluse, dopo la consegna della relazione storica, il 16 novembre 2011. Oltre ai componenti della nuova Commissione –, composta da: Nicola Apano, don Angelo Baldassarri e da Alessandra Deoriti –, furono interessati alla vicenda mons. Giovanni Silvagni come giudice delegato per il processo di canonizzazione; suor Silvia Maria Todesco, come notaio attuario e mons. Alberto Di Chio come postulatore della causa.

Per quanto riguarda le biografie dei tre parroci di Monte Sole, essi sono accomunati da alcuni elementi. L’essere praticamente coetanei ed essersi formati nel seminario diocesano negli stessi anni, due di loro addirittura all’interno della stessa classe scolastica. L’avere trascorso perciò i primi anni di ministero in zone geograficamente contigue, di fronte allo stesso tipo di popolazione e agli stessi problemi e aver valorizzato nei loro reciproci rapporti personali questa comunanza di esperienza.

Ma un punto li accomuna nella profondità della considerazione ecclesiale e sotto il profilo della virtù eroica ed è il fatto di avere ripetutamente scelto di rimanere uniti alla sorte della loro gente pur potendo ed essendo stati invitati più volte, anche dai superiori, a trasferirsi in zona protetta. Ciò fa emergere per tutti e tre uno spirito di consapevole donazione e offerta della vita, avvalorato dal costituirsi di una situazione estrema sia per l’impazzire di ogni parametro umano ordinario sia per il chiaro incombere della minaccia di una fine imminente (la prima linea della guerra mondiale viene a passare nel territorio delle loro parrocchie sulla Linea gotica).

Don Ubaldo Marchioni, 26 anni, di famiglia contadina originaria di quei luoghi montani, divenne operativo nella zona immediatamente dopo l’ordinazione presbiterale avvenuta il 28 giugno 1942 per mano del card. Nasalli Rocca. Egli trovò la morte il primo e più feroce giorno della strage: il 29 settembre 1944. Venne ucciso nella sua chiesa di Santa Maria di Casaglia dove assieme alle donne, ai bambini e ai vecchi che lì si erano rifugiati aveva pregato; la gente poi era stata costretta a uscire sotto la minaccia delle armi. Trasferita nel vicino cimitero era poi stata mitragliata e trucidata. Don Ubaldo era titolare delle chiese ubicate nella parte più alta dei rilievi, quella in cui era più facile trovare rifugio anche da parte della formazione partigiana.

Don Ferdinando Casagrande, 30 anni, il più anziano dei tre, era quello con la maggiore continuità di presenza nella zona pur provenendo dalla pianura e da una famiglia di un certo tenore di vita. Inviato in quei luoghi dell’Appennino nel 1938, si era occupato per dovere pastorale di diverse parrocchie vicine e aveva conosciuto molta gente, soprattutto giovani che erano intanto diventati adulti e avevano dovuto scegliere se nascondersi nella boscaglia o presentarsi alla chiamata di una leva non riconosciuta legittima. Egli, rimasto fino all’ultimo a presidiare la parrocchia posta ai piedi di Monte Sole sul versante della valle del Setta, nel giorno della strage si riparò coi propri familiari in un rifugio ricavato nel terreno in prossimità della cima e da lì nei giorni del coprifuoco e del massimo pericolo uscì a trovare e a soccorrere i parrocchiani come lui riparati in rifugi di fortuna. Trovò la morte il 9 ottobre mentre usciva ancora una volta dal rifugio per cercare di che sfamare sé e i compagni e percorrendo itinerari insicuri ancora rastrellati dai tedeschi e già colpiti dalle artiglierie alleate giunte ormai a ridosso della Linea gotica a poche centinaia di metri.

Don Giovanni Fornasini, 29 anni, di provenienza montanara dalla zona di Porretta Terme, da una famiglia che conobbe una certa emancipazione per l’arrivo di un’occupazione impiegatizia del padre, venne ordinato nel 1942 insieme a don Ubaldo e da quel momento divenne parroco a Sperticano alla base di Monte Sole dalla parte della valle del Reno. Fin da subito la sua azione di giovane parroco era stata apprezzata per la sua intraprendenza in molti campi, soprattutto quello della carità, entro e fuori dai confini parrocchiali tra la gente e i confratelli preti della zona. Con l’accentuarsi poi dello stato di eccezione seguito all’occupazione da parte dell’antico alleato tedesco, la sua azione si produsse in iniziative ininterrotte per portare salvezza e liberazione a situazioni e persone imprigionate sia dagli occupanti sia dai partigiani. Rimasto tagliato fuori dall’epicentro dell’azione di rastrellamento del 29 settembre, nei giorni successivi continuò la sua azione di soccorso e di sepoltura dei morti della strage in un crescendo sempre più intenso di confronto con l’autorità occupante, fino a ottenere il 12 ottobre di salire alla cima del monte, nel luoghi più colpiti dalla strage, per raccogliere i morti e lì trovare la morte per mano tedesca che ne dispose il massacro fisico. Per lui la beatificazione per martirio è giunta il 26 settembre 2021.

Anche i due religiosi, don Comini e p. Capelli, sono accomunati ai tre parroci dalla scelta precisa di restare con la popolazione della montagna bolognese.

Don Elia Comini, nato a Calvenzano (Comune di Vergato) nel 1910 venne ucciso a valle di Monte Salvaro, la montagna che prosegue Monte Sole, il 1o ottobre 1944, dove si trovava in visita ai propri parenti. Consacrato sacerdote nella cattedrale di Brescia, da mons. Giacinto Tredici, il 16 marzo 1935, padre Elia fu sacerdote e insegnante, apostolo ed educatore di giovani.

Padre Martino Capelli, bergamasco, venne ordinato sacerdote a Bologna il 26 giugno 1938 dal card. Nasalli Rocca. Dall’ottobre 1943 fu professore allo Studentato delle missioni sfollato a Castiglione dei Pepoli. Accorso insieme a don Elia per assistere i prigionieri a Pioppe di Salvaro, vennero ammassati in un ampia cisterna («botte») assieme agli altri prigionieri dove furono poi uccisi.

 

Siti per maggiori informazioni

Beato Giovanni Fornasini

https://dongiovannifornasini.chiesadibologna.it/

Padre Martino Capelli

https://www.dehoniani.org/it/giornata-della-memoria-dehoniana-2019/

https://www.dehoniani.org/it/nel-77-anniversario-della-morte-di-p-martino-capelli-scj/

Don Elia Comini

https://www.sdb.org/it/Santit%C3%A0_Salesiana/Servi_di_Dio/Elia_Comini

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